LA STORIA, PERCHÉ?
IDEA, TEMA DI FONDO, TITOLO

Perché si scrive una storia? Una bella domanda.
Forse per lo stesso motivo per cui si legge.

La prima motivazione che mi viene in mente è perché se ne sente il bisogno, un’urgenza che preme da dentro, uno spasmo espressivo che reclama spazio.
Ma dietro a questo c’è dell’altro.

Si scrive per venire in contatto con la parte più intima di noi, per capire un po’ di più chi siamo, cosa si agita nel nostro essere più profondo.
Si scrive per mettere nero su bianco le nostre emozioni, per vivere storie di altri, per gettare luce sulle zone d’ombra della vita, per sentirsi vivi, per allontanare la solitudine. E forse si scrive e si legge non solo per questo.

L’approccio iniziale a una storia riguarda sostanzialmente il tema, il perché di fondo, della storia e dello scrivere. Di cosa parlare? Perché? Qual è l’argomento cardine sui cui basare l’impianto narrativo?

Penso che debba necessariamente riguardare un aspetto della vita che faccia vibrare qualcosa dentro, provocare un prurito impossibile da ignorare, che susciti domande impossibili da cancellare.
E ciò non solo relativamente a chi scrive ma anche al potenziale lettore.
Il tema deve quindi, a mio avviso, avere a che fare con una sfaccettatura del vivere che ci accomuna, che faccia parte di un vissuto universale.
Mio, tuo, nostro, di tanti.

L’amore e i suoi labirinti, la vita e la morte, il bene e il male, la paura della perdita o quella dell’abbandono, l’inganno e il tradimento, la vulnerabilità davanti agli imprevisti dell’esistenza, l’ignoto che alberga dentro e fuori di noi, ecc. ecc. sono solo alcuni dei temi che ci toccano tutti, chi più chi meno, e che attirano la mia curiosità, il mio interesse, i miei pensieri.

Strettamente legata al tema vi è l’idea generale del romanzo, una prima visione di massima di quella che potrà essere la storia: un possibile finale, un possibile inizio, qualche dettaglio intermedio.

Da dove viene questa idea?
E con essa tutte le idee successive che la completano?

Penso che le idee nascano in uno spazio misterioso, non ben definito, tra sogno e realtà, ai confini tra conscio e inconscio.
Arrivano a noi attraverso i sensi e i pensieri, sulle ali dei ricordi e dell’immaginazione.

I sensi sono lo strumento che abbiamo per filtrare la vita, per cercare di comprenderne l’aspetto fisico.
I ricordi sono le tracce che la vita lascia dentro di noi.
I pensieri e l’immaginazione sono il frutto del nostro sentire.

Possiamo impegnarci nel trovare un’idea, riflettere, rimuginare, focalizzarci sulle sue diverse sfaccettature, oppure possiamo trovarla così, all’improvviso, apparentemente senza un motivo. Sarà capitato anche a te di svolgere una qualche attività, p.es. passeggiare, leggere, fare colazione, guardare un paesaggio, o fare altro, e ritrovare in te, più o meno in maniera inaspettata, un pensiero, un’immagine, una sensazione che non sembrava avere un nesso con quello che stavi facendo.

Ecco, le idee per un romanzo mi possono arrivare secondo queste modalità.

Ad ogni modo, sia in un caso che nell’altro, all’inizio è un caos totale!

Soprattutto nelle fasi iniziali, frammenti di trama, personaggi, ambientazioni (che per semplicità nei post che seguiranno saranno trattati separatamente) si accavallano, si intrecciano, si sovrappongono, in un amalgama confuso ed eterogeneo.
Le sensazioni sono contrastanti: ansia, entusiasmo, stordimento, slancio, agitazione.
Il desiderio di diradare il più in fretta possibile la nebbia che mi avvolge si contrappone alla consapevolezza che occorre tempo, pazienza, attenzione, impegno.

Le domande sono tante. Tanti i “se…?”, i “ma…”, i “e poi?

Devo dire che tutto sommato è la fase più divertente, dove invento, provo, costruisco, cancello, riprovo, sperimento. Ho sempre con me penna e blocco per gli appunti, guardo il mondo intorno con occhi diversi, osservo le persone, ricordo il passato e sogno il futuro, rivivo esperienze, ripenso a un amore, ripercorro luoghi, torno a momenti vissuti.

Una volta individuato il tema di fondo e sviluppata l’idea della storia nella sua visione di insieme passo a definire un primo ipotetico titolo. Questo, ancorché provvisorio, mi è utile per dare un’identità al romanzo, per dare una fisionomia al mondo narrativo in cui immergermi nelle fasi successive della scrittura.

Un paragone che potrei fare? Ecco, pensa al nome di un figlio.
È con esso che compie i primi respiri nel mondo insieme a te.

Il titolo può arrivare come una leggera brezza di vento e capita a volte di dire subito “È lui!” oppure posso lavorarci sopra man mano che si sviluppa la trama e la scrittura.
È inutile sottolineare che sia un elemento a cui prestare grande attenzione, da non sottovalutare, perché costituisce la porta di ingresso alla storia, uno dei primi contatti che il lettore ha con il libro.

Alcuni sostengono che debba avere un impatto emotivo anche senza avere un’attinenza specifica con la trama e i personaggi. Sono d’accordo solo a metà.
Sono convinto che un titolo debba avere sempre e comunque una legame con il contenuto del libro.

E adesso? Abbiamo il tema di fondo, un’idea di massima della storia e una bozza di titolo, possiamo quindi passare a coloro che la storia la vivono: i personaggi
…ma questo nella prossima puntata.

Ti ringrazio per avermi dedicato un po’ del tuo tempo.
Un filo invisibile ci unisce.
Restiamo connessi!

A presto.
Ciao!

Roberto Marzioli
Vita, amore e dintorni