Come sottolineato in altri post, scrivere è difficile. E scrivere un romanzo ancora di più.
È difficile scrivere bene. È difficile scrivere qualcosa di nuovo, o qualcosa già visto ma in un modo diverso e originale. È difficile maneggiare il caos interiore.
L’idea sbagliata che spesso si ha dello scrittore è quella di una persona dotata di un talento fuori dalla norma e di un’ispirazione divina che gli permette in un’atmosfera quasi mistica di tradurre facilmente in parole storie, pensieri, sensazioni.
La realtà è un po’ diversa.
Ci vuole ispirazione, sì, ma, come abbiamo visto, è ben poca cosa rispetto al resto: attenzione, osservazione, ascolto, studio, tecnica, e tanto lavoro.
Nel primo post di questa serie abbiamo visto le 4T: talento, tecnica, training, tempo.
Riguardo al secondo elemento, la tecnica, oltre alla lettura dei grandi romanzieri, ritengo sia utile lo studio di alcuni manuali di scrittura dei migliori esperti del settore (non escludo che in un post futuro approfondirò questo tema).
La rielaborazione dei suggerimenti che ho raccolto da questi testi è diventata la base del mio modo di scrivere un romanzo, un metodo che potremmo chiamare Metodo Robin.
Niente di nuovo per intenderci.
Non ho inventato nulla.
Si tratta soltanto di una personale ristrutturazione di quanto letto, un insieme riorganizzato di spunti con i quali ho definito il mio approccio alla stesura di un romanzo.
Il Metodo Robin si compone di 4 fasi, precisando quanto segue:
– tale suddivisione è una schematizzazione di attività che non vengono svolte a compartimenti stagni,
– è ok per me, in quanto mi permette di fare lavorare al meglio la parte creativa e intuitiva con quella razionale e schematica, dando prevalenza, in momenti diversi, ora all’una ora all’altra…
– ma potrebbe non andare bene per altri; ognuno ha la propria indole, le proprie caratteristiche, le proprie attitudini/abitudini e ognuno deve trovare la propria strada, il proprio modo di avvicinarsi alla scrittura, il più proficuo, efficiente ed efficace possibile.
Le quattro fasi sono:
Fase 1 – Morbida
Fase 2 – Semi-dura
Fase 3 – Dura
Fase 4 – Semi-morbida.
Fase 1 – Morbida
È la fase più creativa e quella più divertente. La fantasia è libera di spaziare, e blocco appunti e penna sono sempre a portata di mano. In questa fase raccolgo le idee, delineo la caratterizzazione dei personaggi, definisco le relative schede, individuo i nodi della trama e i colpi di scena.
Solitamente, dato il tema che desidero trattare, mi faccio un’idea di massima del finale, quindi ipotizzo un inizio e cerco di collegare i due estremi con quanto messo insieme come detto sopra. Ogni luogo e ogni momento sono buoni per pensare alla storia e trovare soluzioni e ipotesi da sviluppare.
Il punto di arrivo è una scaletta sintetica sull’esempio di quanto indicato da Blake Snyder nel suo libro “Save the cat” e molti appunti (fogli o file su pc).
Fase 2 – Semi-dura
In questa fase seleziono il materiale della fase 1 e definisco uno scalettone di dettaglio con una prima suddivisione del romanzo in capitoli.
Da qui procedo con la prima stesura utilizzando una narrazione ancora abbastanza grezza e inserendo il nucleo dei dialoghi principali.
La scrittura è al tempo presente, a volte in prima persona, indipendentemente dal tempo e dal punto di vista che utilizzerò nella versione finale (di solito al passato e in terza persona). Questo mi permette di immedesimarmi meglio nei personaggi e nel loro sentire e di essere maggiormente coinvolto nelle situazioni che vivono.
Diversamente dalla fase 1, la fase 2 richiede una certa concentrazione e spesso luoghi e momenti dedicati.
Fase 3 – Dura
È la fase di scrittura vera e propria, in cui completo scene e dialoghi abbozzati nelle fasi precedenti.
Qui decido il tempo e il punto di vista finale della narrazione.
Seguo la metodologia “qualche passo indietro, qualche passo avanti”. Solitamente scrivo alcuni capitoli, poi li lascio “decantare” e nel frattempo riprendo in mano qualche parte più indietro che sottopongo a revisione. Alla fine riprendo con la stesura di nuovi capitoli e ripeto l’operazione.
In pratica, durante questa fase, prevedo già una o più revisioni per ogni capitolo mentre vado avanti con la scrittura del romanzo. Le revisioni possono riguardare solo il linguaggio o lo stile oppure essere più incisive e interessare anche personaggi, scene, dialoghi, ecc.
La fase 3 è quella che assorbe più energie e più tempo (più della metà del totale) e che richiede la maggior concentrazione. Spesso sento la necessità di isolarmi dal mondo reale per entrare completamente in quello della storia (a volte mi capita di gesticolare e recitare le scene come fossi nei panni dei personaggi… ;-D ).
Fase 4 – Semi-morbida
La fase 4 si apre al termine della scrittura del romanzo, quella che reputo definitiva.
Dopo qualche settimana di “decantazione” riprendo in mano il testo e procedo a “modellarlo”, ponendo attenzione al ritmo, alla parola giusta al posto giusto, ad eventuali incoerenze ancora presenti, ecc. Le sistemazioni sono soprattutto di carattere stilistico, anche se non escludo a priori qualche intervento più importante sui contenuti della storia.
La difficoltà di questa fase è quella di leggere e rileggere per l’ennesima volta un testo che ormai si conosce perfettamente.
Se non l’ho ancora fatto, durante questa fase inizio a pensare alla copertina (grafica, foto e testo), alla pubblicazione del romanzo e alle relative attività promozionali.
Volendo fare un paragone con il corpo umano potrei così presentare le varie fasi del metodo:
Fase 1: creazione spina dorsale e ossatura principale
Fase 2: completamento apparato scheletrico e inserimento organi vitali
Fase 3: lavoro su organi e muscolatura e ottimizzazione del loro funzionamento
Fase 4: cura di pelle, colore dei capelli, occhi e rifiniture in generale
A supporto di tutto il processo, oltre a carta, penna, computer, dizionario e altro, utilizzo anche un calendario e un diagramma di Gantt con cui pianifico le mie attività e in cui vado a puntualizzare temporalmente obiettivi e sotto-obiettivi.
Questi strumenti mi aiutano da un lato ad avere una visione complessiva del progetto e del traguardo finale, e dall’altro a mantenere al tempo stesso il focus sui piccoli passi intermedi, sulle singole attività da svolgere giorno per giorno, settimana per settimana.
È un po’ come accade davanti ai quadri giganteschi di certi musei dove puoi osservare l’insieme e al contempo, avvicinandoti di qualche passo, soffermarti sui dettagli, sulle piccole parti che una ad una fanno il totale.
Le scadenze del programma spesso non vengono pienamente rispettate: calendario e Gantt vengono costantemente rivisti e aggiornati. Ma la loro funzione è quella di tracciare il cammino, stabilire la direzione da tenere senza eccessive rigidità, è quella di offrire la possibilità di liberare la mente dagli aspetti organizzativi, di concentrarmi sulla scrittura e di godermi il viaggio all’interno della storia, capitolo dopo capitolo, in compagnia dei miei personaggi.
Spero che il post sia stato interessante e ti ringrazio per il tempo che gli hai dedicato.
A presto!
Ciao, Roberto
Post precedente
Come scrivere un romanzo – Parte 1 di 4
Come scrivere un romanzo – Parte 2 di 4
Come scrivere un romanzo – Parte 3 di 4