A fine marzo ho trascorso alcuni giorni al castello di Compiano, un’antica fortezza avvolta nel silenzio dell’Appennino parmense.
Da solo, in solitario, senza nessuno.
E senza televisione, senza usare il computer, utilizzando lo smartphone solo come sveglia al mattino e per un paio di telefonate per tranquillizzare a casa.

Ma cosa vai a fare? Non ti annoi? qualcuno mi ha detto.
No, in realtà avevo in mente di fare mille cose.
Ed è stato così.

Tanto per cominciare ho letto e scritto molto, molto di più di quanto mi sia possibile nei giorni normali e di lavoro. Ho sistemato alcuni brani del romanzo che sto ultimando e impostato idee e personaggi di una nuova storia.
Mi sono soffermato sul mio respiro.
Ho dedicato un po’ di tempo alla meditazione.
Ho camminato fra i ricordi.
Ho fatto lunghe passeggiate in mezzo alla natura.
Ho prestato l’orecchio al crepitio del ghiaietto sotto le scarpe, al gorgoglio di un rivolo d’acqua che mi ha accompagnato lungo una discesa.
Ho udito cinguettii che non avevo mai sentito.
Ho osservato i movimenti di una farfalla arancione sulla corolla gialla di un tarassaco.
Ho contato i petali di una margherita (circa una quarantina, più o meno, su due livelli).
Ho ascoltato i rintocchi di un campanile, fino a che l’ultimo riverbero sonoro si è sciolto nel silenzio.
Ho sentito la vita nel battere del mio cuore.
Ho seguito una nuvola passare nel cielo sopra di me.
Ho scambiato due chiacchiere, con calma, senza fretta, con una ragazza alla reception, con una signora a colazione, con un vecchio col bastone di passaggio.
Mi sono fermato a parlare con un uomo che si prende cura di gatti randagi.
E mi sono accorto di aver trascorso più tempo con lui che con i miei vicini di casa negli ultimi mesi.
Ho fatto miao a un gatto, e lui mi ha risposto.
Ho pensato alle persone care.
Ho messo in fila diverse opzioni per un regalo.
Ho respirato aria pulita.
Ho annusato il vento e il profumo dell’erba.
Ho mangiato con calma, non solo guastando il cibo, ma anche osservandone i colori, sentendo tutti i suoi aromi. Spesso non ne abbiamo consapevolezza, con la testa immersa in altri pensieri.
Ho applaudito alla torta di compleanno di un bambino.
Ho guardato a lungo le stelle, senza le luci abbaglianti di città.
Ho osservato il placido cullarsi delle ombre nell’aria fresca della notte.

Ho vissuto il silenzio

E poi tante tante tante altre cose…

È stata una breve ma intensa parentesi.
Una mini-vacanza fuori stagione che mi permetto di consigliare anche a te, che stai leggendo. Per concederti di rallentare, di stare un poco con te stesso, di vivere per un po’ a un’altra velocità

Tornerò al castello di Compiano, un giorno, non so quando…
Non per annoiarmi, non per perdere tempo, ma per fare mille cose… sì…
… per vivere di nuovo il silenzio.

A presto,
Roberto

Se c’è un’emozione che desideri provare, ti auguro di poterlo fare quanto prima.